racconti

La vita sotto il vulcano etna

Nel 1928 il paese di Mascali, sul versante nord-est dell’Etna, viene distrutto da una
colata lavica fuoriuscita da una bocca apertasi a 1150 metri. Per la prima volta
un’eruzione del nostro vulcano veniva ripresa e proiettata in tutta Italia grazie
all’Istituto Luce. Il documentario è ancora accessibile e mostra gli abitanti delle varie
frazioni del paese mentre raccolgono rassegnati i loro averi, e raggiungono la
stazione carichi di tutto ciò che riescono a trasportare. Uomini e donne dicono addio
alle loro case e alle loro terre mentre la lava continua a muoversi alle loro spalle,
senza lasciare speranza, ma concedendo paziente alla gente dell’Etna il tempo
necessario per mettersi al sicuro.
Per chi riguarda questi momenti raccontati in bianco e nero non c’è dubbio, siamo
dei folli. continuiamo a vivere adagiati sui fianchi mai fermi del più alto vulcano
attivo d’Europa. La nostra montagna la guardiamo quando fuma e aspettiamo di
scorgere un rossore quando la sentiamo mormorare. Le perdoniamo la cenere che
graffia i vetri delle auto e che spazziamo via ancora e ancora da grondaie e terrazze.
I versanti dell’Etna sono sempre stati abitati, da quando i greci avvicinandosi alle rive
siciliane hanno visto il vulcano svettare imponente, interpretando quel potente
strumento della natura come un segno. La gente dell’Etna ha imparato a convivere
con i rischi, ha firmato un contratto accettando il crudele compromesso. I minerali
del suolo vulcanico, più efficaci di una pozione magica, hanno regalato nei secoli ai
prodotti della terra un sapore unico, proteggendo le coltivazioni e nutrendole. Per
poter sfruttare al massimo questo dono della natura, gli uomini si sono arrampicati,
ritagliando terrazzamenti, combattendo con la roccia lavica e trasformando la sciara,
compiendo prodigi agricoli di fatica e perseveranza.
Gli agrumi della costa, risalendo i versanti, lasciano spazio a ulivi e vigneti, fichi
d’india e pistacchi, mele, pere e castagne. L’Etna, Sito Patrimonio dell’Unesco dal
2013, che oltre che un vulcano è un parco naturale, si veste di verde e sazia i suoi
abitanti, ricordandoci sempre però, con un tremore o un’esplosione, del patto
stipulato. Siamo grati e allo stesso tempo coscienti che la nostra montagna può dare
e prendere, e in quel caso saremo pronti a ricominciare.

Maurits Cornelis Escher
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etna eruzione 1928